Il rischio di vedere
Percezione
Percezione
Spesso, moto spesso, rimango colpita da quanto sembri difficile vedere le cose più banali.
Nicoletta Cinotti
Spesso, moto spesso, rimango colpita da quanto sembri difficile vedere le cose più banali.
Le persone arrivano, mi parlano, mi chiedono consiglio e non si accorgono che la risposta è lì, davanti ai loro occhi. Forse l’hanno anche pronunciata e poi nascosta in un fiume di parole. Parole dette apposta per nascondere la verità. In quel momento se ripetessi loro la verità che hanno appena detto probabilmente non la riconoscerebbero tanto forte è il loro desiderio di non vedere.
Alla fine tutte le nostre difese hanno proprio questa intenzione: permetterci di non vedere la verità. Permetterci di evitare il contatto con le cose così come sono. Con l’altro così com’è e con noi stessi così come siamo. Preferiamo deviare verso un’illusione piuttosto che stare di fronte alla realtà delle cose.
Come mai vedere è un rischio così grande? Forse perché richiede di mettere da parte le nostre convinzioni. Che poi altro non sono che una serie di immagini pre-confezionate sulla vita. Vedere ci chiede di uscire dalla nostra auto-referenzialità per permettere che sia il mondo a parlarci. Si accompagna ad un altro rischio: quello di essere presenti.
Anziché vedere cerchiamo uno specchio che rifletta quello che pensiamo e perdiamo così la bellezza e la verità che sta in tutte le cose. C’è un legame sottile tra il rischio di vedere e l’attenzione che diamo alle cose. Se siamo pre-occupati di ricevere attenzione non riusciamo a vedere: vogliamo solo essere visti. Diventiamo accumulatori di attenzione che non è tanto diverso dal diventare accumulatori di cose. Alla fine è una forma di avidità quella che ci impedisce di vedere: l’avidità di voler solo essere visti.
Tutti noi, ciechi o no, siamo terribilmente avidi. Vogliamo le cose solo per noi. Anche senza saperlo vogliamo che l’universo sia come piace a noi e che ci dia tutto lo spazio. Un bambino cieco impara molto velocemente che questo non è possibile. Deve impararlo perché ogni volta che dimentica di non essere solo al mondo si scontra con un oggetto, che lo ferisce e lo richiama all’ordine. Ma ogni volta che lo ricorda è premiato perché ogni cosa si mette sulla sua strada. Jacques Lusseyran