Il Suono per educare la Vista
Metodo Bates
Metodo Bates
Il Suono per educare la Vista - di Giorgio Ferrario “E’ possibile utilizzare la percezione uditiva per educare ad un corretto funzionamento la percezione visiva”. Sembra un’affermazione forte… lo è. Lo è tanto quanto è corretta e interessante approfondire. Nel 1986, quando ho iniziato ad insegnare il metodo Bates, ho formulato l’ipotesi sopra senza sapere come poterla spiegare.
Giorgio Ferrario
“E’ possibile utilizzare la percezione uditiva per educare ad un corretto funzionamento la percezione visiva”.
Sembra un’affermazione forte… lo è. Lo è tanto quanto è corretta e interessante approfondire.
Nel 1986, quando ho iniziato ad insegnare il metodo Bates, ho formulato l’ipotesi sopra senza sapere come poterla spiegare.
Mettendo però insieme i dati che alcune esperienze precedenti avevano lasciato nella mia vita, mi si era accesa una lampadina. Capite?… una cosa che ti senti esplodere dentro e che aumenta sensibilmente il flusso sanguineo al cervello. Una vampata di calore improvvisa che ti scalda le orecchie e ti fa capire che la strampalata ipotesi che ti frulla per la testa, ha tutta l’aria di una fantastica realizzazione.
Il solo problema è che allora non la potevo dimostrare e tanto meno ero in grado di avanzare un tentativo di spiegazione.
Non mi restava che provarla, testarla direttamente per meglio capirla e poi iniziare a proporla ad altri e verificare i riscontri che le persone che seguivo per i loro problemi visivi potevano ottenere.
Bene, nonostante ancora non capissi le ragioni fisiologiche di ciò, i riscontri erano davvero positivi…
Proseguii nel perfezionare e proporre questo “strano” approccio alle difficoltà visive così allineato a ciò che insegnavo con il metodo Bates, sempre ottenendo ottimi riscontri.
Fu sono nel 2003, che studiando un libro indicatomi dal mio docente di Psicopatologia Infantile, appresi che la mia “strampalata” ipotesi, tanto assurda poi non lo era.
Daniel Stern è un importante psichiatra e in un suo libro, quello che stavo appunto studiando ai tempi, dimostra scientificamente il concetto della “intermodalità”.
In pratica, Stern ha dimostrato l’esistenza di una sorta di centralina cerebrale che controlla il funzionamento di tutti i canali sensoriali di cui siamo dotati. Non solo, questa specie di centralina di controllo, riceve informazioni da tutti i canali percettivi e i concetti che gli stessi trasportano, vengono poi utilizzati per educare il funzionamento di tutta la centralina e distribuiti, come modello di funzionamento, fra tutti i canali sensoriali.
Ed ecco che vista, udito, tatto, gusto, olfatto (ed altri ancora più sottili…) mantengono una base concettuale di funzionamento identica e continuamente educata, migliorata, o peggiorata, da tutti i sensi e da tutte le percezioni.
Non è un caso quindi che ai miei corsi, quando invito le persone a togliere gli occhiali, mi sento dire “ok, ma così non riesco più a sentirti mentre parli…” o affermazioni del genere.
Le nostre capacità percettive, le potenzialità dei nostri sensi, nella vista uterina si sviluppano ed educano principalmente sulla base di quanto impostato nel nostro DNA, frutto delle memorie della nostra genetica (l’udito, anche in altro modo, già attraverso i suoni che il feto percepisce interni al ventre materno, oltre a quelli esterni filtrati dallo stesso), ma dopo la nascita, i nostri canali sensoriali proseguono il loro sviluppo educati dalle diverse percezioni esterne al nostro corpo che ricevono in continuazione.
Se puntiamo la nostra attenzione sulla vista, la stessa prosegue il suo lento sviluppo fino ad arrivare ad una capacità percettiva molto simile a quella adulta attorno agli otto-dieci anni. Stimoli esterni che vengono introdotti, elaborati e metabolizzati al nostro interno, capaci di modificare non solo i nostri schemi mentali, ma anche la materia stessa del nostro cervello e delle strutture percettive degli occhi “la retina”.
In maniera del tutto analoga si sviluppano gli altri sensi, specializzandosi sempre più nel tempo, ma mantenendo basi concettuali di funzionamento assolutamente simili. Nello specifico, la relazione fra visione centralizzata e periferica (Centralfixation per gli esperti di metodo Bates) implica la capacità di vedere perfettamente bene un’area ristretta di campo visivo per volta (visione maculare), contornata da un’area molto estesa in cui la visione è meno precisa (visione periferica). Un frammento nitidissimo di campo visivo che i rapidissimi movimenti involontari degli occhi (circa 3.000-3.600 al minuto in un emmetrope, e meno in chi ha difficoltà visive) permettono di cambiare in continuazione, tanto da darci l’impressione di vedere perfettamente tutto bene nello stesso momento. Tutto ciò permette una percezione visiva che comprende il senso di profondità e tridimensionalità in ciò che stiamo osservando.
E con la percezione sonora? Immaginate di ascoltare un brano musicale composto da diverse tracce sonore.
Troveremo il suono degli archi, ad esempio, le voci, quella del solista, chitarre, un flauto, percussioni diverse, ottoni, clarinetti, ecc. ecc. Diverse tracce sonore che attraverso una specifico approccio (che appunto insegno) ci si può esercitare ad apprendere e rappresentare mentalmente come dotate di profondità.
Spostare rapidamente la propria attenzione da una traccia sonora ad un’altra – mentre con gli occhi spostiamo rapidamente la nostra visione centralizzata da un dettaglio ad un altro (shifting) – percepire sullo sfondo le altre tracce sonore – mentre nella profondità di campo di cui siamo dotati percepiamo con la nostra visione periferica… Similitudini di funzionamento che si possono educare e che possono, se correttamente educate, rinforzare il naturale funzionamento (*) anche del canale sensoriale visivo, quello forse più visino all’udito appunto.
E il suono creò i colori e tutto quanto… Troviamo questo concetto nella storia, nei testi sacri di molte religioni e filosofie, ovunque.
Io ho solo trasportato ai nostri giorni ciò che Madre Natura ha insegnato, che ricercatori come Daniel Stern hanno saputo dimostrare e i geni come William Bates osservato e, senza poterlo spiegare, insegnato a chi si volgeva a lui per difficoltà visive.
Il suono, se correttamente usato, può diventare uno strumento validissimo che affianca le pratiche del metodo Bates, rispettandone in concetti di base… nel rispetto quindi di ciò che Natura insegna per poter vedere bene.
(*) Corretto funzionamento = funzionamento consono a ciò che la Natura prevede.