Sviluppare i nostri sensi
Bambini e vista
Bambini e vista
L’accuratezza e la sensibilità del corpo dipendono, in ultima istanza dalla nostra anatomia ma, anche e soprattutto, dai nostri organi di senso.
Nicoletta Cinotti
di Nicoletta Cinotti
http://nicolettacinotti.net
© Nicoletta Cinotti 2014 , grata a Jon Kabat Zinn e a Alexander Lowen
L’accuratezza e la sensibilità del corpo dipendono, in ultima istanza dalla nostra anatomia ma, anche e soprattutto, dai nostri organi di senso. Molto spesso siamo abituati a considerare il funzionamento dei nostri sensi automatico e scontato: qualcosa che funziona – o non funziona – di per se. In realtà, come tutto ciò che riguarda il corpo, è un funzionamento molto suscettibile di cambiamento e di ampliamento o riduzione del registro percettivo. Inoltre raramente le risposte sensoriali sono risposte prive di risonanza affettiva: non siamo insensibili a ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo. Anzi in molti casi è proprio la risposta sensoriale la porta per l’emergere di una emozione.
Ci sono canzoni che hanno il potere di suscitare immediatamente un certo tipo di reazione, odori che ci disgustano o attraggono e così via. Il legame tra i nostri sensi e le nostre emozioni è così stretto che, a volte, “evitare di sentire” passa letteralmente da una riduzione della sensibilità percettiva.
La percezione è, inoltre, una funzione strettamente collegata alla flessibilità e vitalità di un sistema: per avere una buona qualità percettiva non dobbiamo essere né troppo tesi, ne troppo torpidi ma dobbiamo piuttosto poter oscillare tra tensione e rilassamento con fluidità.
Facile comprendere, a questo punto, che la classe, riportando ad grado pulsante e vibrante di fluidità, migliora le nostre capacità percettive e ci rende maggiormente consapevoli della risonanza emotiva che i nostri sensi producono: più sensibili all’effetto dello sguardo, del contatto, dell’udito, dell’odorato.
Più sensibili alla qualità del nostro stare nel mondo espressa attraverso la propriocezione.
La propriocezione come porta d’accesso ad un corpo sensibile
Letteralmente la propriocezione ci informa sulla posizione del corpo e delle sue parti. E’ frutto del tono muscolare, dell’allineamento, dell’equilibrio che sperimentiamo nei nostri movimenti. Il tono muscolare non è mai frutto di un singolo fattore: alcuni dicono “nessun muscolo è un’isola”. In effetti il tono muscolare è frutto dei muscoli che funzionano sinergicamente tra di loro e dall’equilibrio tra muscoli agonisti e antagonisti.
E’ una specie di sinfonia in cui una contrazione risuona in tutto il corpo e condiziona la possibilità percettiva dei nostri sensi.
Pensiamo ad un viso contratto, teso intorno alla fascia della bocca, naso e orecchie: come possiamo pensare che la percezione degli odori, del gusto e dei suoni non ne sia influenzata?
Inoltre la contrazione muscolare, se rimane costante, dà al corpo una caratteristica di rigidità e congelamento che non può che influenzare la nostra sensibilità percettiva.
I sensi come porta espressiva
La percezione sensoriale non è però solo un processo ricettivo: i nostri sensi di permettono di esprimere le nostre qualità e tonalità affettive. Pensiamo alla differenza tra ascoltare una voce stridula e accelerata e una voce calma, calda e profonda.
Strano a dirsi ma spesso queste due voci sono il risultato di un diverso modo di stare nel proprio corpo e comunicano al mondo esterno, non cosa siamo veramente, ma cosa le nostre tensioni ci fanno essere.
Ciò che è in grado di vedere,udire,muoversi,agire deve essere la nostra mente originaria.
Chinul, maestro zen corano del XII sec.
I sensi riguardano differenti aspetti del mondo e ci mettono – reciprocamente – in relazione con il mondo e per questo possiamo metterli a disposizione di noi stessi e della nostra espressione di noi, disegnando con consapevolezza un panorama interno ed esterno.
I sensi sono anche il nostro punto di contatto con l’esperienza e sono quindi estremamente suscettibili ai processi di ritiro ed espansione. E’ qui che si può collocare l’esperienza della classe d’esercizi: un modo per rendere flessibile la nostra capacità di contatto con noi stessi e con le cose.
Panorami visivi
Dalle mie finestre vedo il mare:mai uguale, mai dello stesso colore. A volte si fonde al cielo, a volte si stacca dalla terra ma, come dice Proust “Il vero viaggio di esplorazione e scoperta non consiste nel cercare nuovi panorami ma nell’avere occhi nuovi”.
Se il mio sguardo è teso e preoccupato vedo solo uno spicchio del mare che ho di fronte. Uno spicchio che si amplia all’infinito quando sono rilassata e aperta. Cosa dire poi di quando “vengo vista” e dell’effetto che i diversi sguardi hanno su di me?
L’apertura del sentirmi accettata e amata, la vergogna nel sentirmi giudicata, la paura nel sentirmi minacciata da uno sguardo arrogante….e il corpo che risuona, come uno strumento in ognuno di questi passaggi. Vedere ed essere visti esprime un ciclo di reciprocità che influenza l’emozione come l’onda del mare che bagna la spiaggia
Panorami sonori
Riesco a ricevere i suoni, così come sono, senza correre a dargli un nome? Dipende: a volte li gusto come un concerto, a volte li rifiuto, come un’offesa…e cosa accade quando ci sono queste due diverse risposte? Dove sono quando sento i suoni? Meravigliosi eventi del presente, mai scontati, mai uguali, con spazi di silenzio che ne definiscono il timbro, il ritmo, il colore.
Cosa mi aiuta a lasciar arrivare i suoni nelle mie orecchie, senza abbellimenti e senza sforzo? Una sfida elementare all’attenzione e alla ricezione. Difficile escludere un suono che entra nella percezione, difficile ascoltarlo senza giudicarlo. Eppure, così interessante. Adesso il suono della lavatrice, acqua che scorre, il rumore dei tasti, il suono del respiro simile a quello dell’acqua… …E’ importante come stai lì, in piedi. Come ascolti la cosa che sta per accadere. Come respiri William Stafford da “Essere una persona”
Panorami tattili
A toccarci non è solo la mano della persona che amiamo, l’abbraccio dell’amico che incontriamo, è l’aria, il contatto del corpo con i vestiti, della sedia sul corpo, delle nostre gambe tra di loro, delle nostre mani, dei nostri movimenti che incontrano o scontrano altre persone o altre parti di noi.
Il contatto ci nutre…contatto nutriente prima della nascita e dopo. Il contatto che accompagna la nostra infanzia, la consolazione di un abbraccio, dormire nel lettone…come possiamo pensare che il contatto sparisca, una volta diventati adulti o che sia “solo” sessualità? Il contatto dell’aria e il vento. Possiamo essere fuori contatto – e in fondo non amiamo internet perchè ci dà contatto? – perdere il contatto, sentirci toccati (nel cuore), essere ammoniti perchè tocchiamo troppo, oppure”toccare il cielo con un dito!
Panorami olfattivi e gustativi
Difficile descrivere un panorama di questo tipo senza usare delle metafore: tanto intimi sono i gusti e gli odori. I cani sono maestri in questo: sembra che siano mossi dal loro odorato e sentono un mondo a me sconosciuto e che mi incuriosisce.
Riconosco però l’odore delle persone: come sono quando sono ansiosi o spaventati e quando sono felici. Non sono odori che dipendono dal profumo o dalla pulizia: è un messaggio intimo e personale che accolgo sempre con attenzione.
La vista della madeleine, prima d’assaggiarla, non m’aveva ricordato niente…appena ebbi riconosciuto il sapore…subito la vecchia casa grigia sulla strada…si adattò come uno scenario di teatro…costruito dai miei genitori
Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”
Altri panorami ancora ci aspettano se permettiamo ai nostri sensi di svegliarsi.