La responsabilità dei genitori nelle difficoltà visive dei loro figli
Bambini e vista
Bambini e vista
Ammettiamolo… Se i nostri figli hanno difficoltà visive, qualcosa dentro di noi risuona forte e molte volte ci fa sentire responsabili della difficoltà, anche senza chiarirci le ragioni di questa percezione.
Proviamo allora ad iniziare ad affrontare l’argomento e, allo scopo di meglio capire cosa succede, iniziamo la riflessione nel modo migliore: chiarendo il significato di “essere responsabile”.
Giorgio Ferrario
La responsabilità dei genitori nelle difficoltà visive dei loro figli
di Giorgio Ferrario www.scuolabates.it
Ammettiamolo… Se i nostri figli hanno difficoltà visive, qualcosa dentro di noi risuona forte e molte volte ci fa sentire responsabili della difficoltà, anche senza chiarirci le ragioni di questa percezione.
Proviamo allora ad iniziare ad affrontare l’argomento e, allo scopo di meglio capire cosa succede, iniziamo la riflessione nel modo migliore: chiarendo il significato di “essere responsabile”.
Diversamente da quanto una specifica branchia della cultura cattolica del nostro Paese ci ha portati nel tempo a credere, essere responsabili non ha nulla a che vedere con il sentirsi in colpa.
Può sembrare scontato, ma si tratta di un chiarimento fondamentale se vogliamo affrontare l’argomento.
Essere in colpa, implica un atteggiamento passivo, di accettazione, il quasi tentativo di nascondere a noi stessi ed agli altri ciò che proviamo; assolutamente nulla di costruttivo e di edificante.
Al contrario, essere responsabili (o sentirsi responsabili) coinvolge l’atteggiamento assolutamente attivo di chi vuole conoscere e porre rimedio a situazioni di sconforto, a prescindere dal fatto che siano state generate da altri o da se stessi. Una persona “responsabile” non è una persona “colpevole, ma qualcuno che cerca di portare beneficio dove sente essercene il bisogno.
Premesso ciò, vediamo che tipo di responsabilità dovrebbero manifestare i genitori di bambini con difficoltà visive. A mio avviso esistono due aspetti che vale la pena approfondire: la conoscenza del problema e il lavoro su se stessi.
Con conoscenza del problema, per me l’aspetto principale da affrontare, intendo che la maggior parte dei genitori di bimbi con difficoltà visive che incontro in studio, o ai miei corsi di metodo Bates, non conosce adeguatamente il problema del proprio figlio.
Sa che “non vede bene da qualche tempo”, sa che il professionista che lo ha visitato ha prescritto l’uso di lenti, occhiali o lenti a contatto, per correggere, se vogliamo parlare di correzione, la difficoltà, ma la maggior parte delle volte non conoscono la difficoltà se non solo il nome della stessa. Miopia, ipermetropia, astigmatismo, ma cosa sono, come si realizzano, cosa comportano, ecc. sono per loro materia sconosciuta.
Non che i genitori debbano ottenere una laurea in medicina, ma sapere ciò che comporta una miopia, che i bimbi non possono ottenere i fantomatici 10/10 se non attorno agli otto anni di età, che l’ipermetropia è una condizione, entro certi limiti, normale in tutti i bimbi, che l’astigmatismo si può sommare a tutti gli altri vizi di rifrazione… esattamente come comprendere che se porto occhiali da miope per leggere tendo a miopizzare ulteriormente l’occhio… ecco, di questo, e di cose simili, non so nulla.
Essere responsabili significa per me capire e comprendere nozioni di base al riguardo e poi affrontare la difficoltà palesata dal proprio figlio.
Essere responsabili, per proseguire nel discorso, significa anche comprendere che se tu hai difficoltà visive, non è per trasmissione genetica che tuo figlio lamenta una difficoltà simile, ma è perché lui inconsapevolmente copia ed assorbe, fino ad interiorizzarlo, il tuo atteggiamento visivo errato. Lo percepisce in te, vede il “come vedi” ed inconsapevolmente imita il tuo atteggiamento.
Se tu sei miope, usi abitudini visive grossolane (sbatti poco le palpebre, tendi a fissare un punto per percepire un’intera area, ecc.) ed altre più fini e non descrivibili tanto sono fini quanto micidiali se errate (respiri in modo fisiologicamente errato mentre cerchi di vedere, “cerchi” di vedere, non resetti il sistema visivo mentre cambi la messa a fuoco, ecc.) che tuo figlio assorbirà.
In questo sta il tuo sentirti in colpa; senza tante scuse e spiegazioni logiche e razionali, ti senti “colpevole” di creare la difficoltà visiva a tuo figlio, mentre dovresti solo essere “responsabile in ciò” e, compreso questo meccanismo, darti da fare per correggere la tua difficoltà visiva. Quella di tuo figlio solo allora avrà la possibilità di modificarsi in meglio.
Nelle prossime pubblicazioni affronteremo meglio il discorso e le relazioni che sussistono fra la propria vista, quella dei propri figli e le potenzialità che la conoscenza comporta di poter affrontare la situazione.